Alfonso Ratisbonne
Alfonso Ratisbonne (1814 – 1884) nacque a Strasbrugo, in Francia, undicesimo figlio di una famiglia di banchieri ebrei molto influente. La madre, Adelaide Cerf Berr, morì quando lui aveva soli quattro anni e il padre Augusto quando ne aveva sedici. Fu lo zio Luigi a prendersi cura di lui e dei suoi fratelli e sorelle ed assicurarsi che tutti ricevessero un’ottima istruzione.
La posizione sociale della famiglia era stata scossa già qualche anno prima della morte di Augusto, quando Teodoro Ratisbonne, fratello di Alfonso, aveva pubblicamente ammesso in seno al concistoro ebraico, presieduto proprio dal padre, di essersi convertito al cattolicesimo.
Crescendo, Alfonso considerò Teodoro, che per di più era anche stato ordinato sacerdote, responsabile dell’umiliazione subita dalla famiglia. Il giovane, dunque, maturò un odio profondo verso la religione cattolica, verso i gesuiti e verso il fratello, che riteneva un fanatico.
Alfonso, laureatosi in giurisprudenza, era destinato a diventare erede di tutti gli affari familiari ed era prossimo al matrimonio con la cugina Flora Ratisbonne. Tuttavia, un anno prima delle nozze, in attesa che la fidanzata raggiungesse la maggiore età e anche per ragioni di salute, intraprese un viaggio con meta Gerusalemme. Giunto a Napoli, per una serie di contrattempi, modificò il suo itinerario e si recò a Roma, dove imperversava il colera. Qui incontrò amici di Strasburgo che lo accolsero e lo guidarono per la Città. Tra questi, vi era un amico di suo fratello Teodoro, il barone Teodoro de Bussiéres, anche lui un cattolico zelante, che faceva parte di un circolo di devoti della Medaglia Miracolosa.
Per vincere i pregiudizi anticattolici del giovane, il Barone ed un suo amico, Augusto de la Ferronays, animati da una solida fede mariana, giunsero alla conclusione che qualora Alfonso Ratisbonne avesse invocato la Vergine, si sarebbe convertito.
Con questa idea, i due nobili ‘sfidarono’ Alfonso ad indossare la Medaglia Miracolosa e a recitare il Memorare, cosa che lui fece proprio per dimostrare quanto fossero inutili e ridicole queste pratiche cattoliche.
Nell’arco di pochi giorni, il Conte de la Ferronays morì improvvisamente e il de Bussiéres, mentre stava recandosi in chiesa per organizzare i funerali (era il 20 gennaio 1842), incontrò Alfonso, pronto a riprendere il suo viaggio, e così, per congedarsi, lo fece salire sulla carrozza. Giunsero insieme presso la Chiesa di Sant’Andrea delle Fratte e mentre il Barone si assentò per parlare con i frati, al giovane ebreo apparve la Madonna.
Lui stesso, commosso, raccontò il suo incontro con la Misericordia e da quel momento iniziò la sua conversione.
«Camminavo nella chiesa – testimoniò Alfonso – ed ero già giunto in prossimità al luogo dove era apparecchiato il convenevole del funerale, quando mi sentii preso da un gran turbamento che non so esprimere a parole.
Parve che mi calasse innanzi come un velo; tutta la chiesa si oscurò, tranne una sola cappella che raggiava di vivissimo splendore, e vidi sull’altare starsi in piedi viva, grande, maestosa, bellissima, piena di misericordia la Beatissima Vergine Maria, somigliante nel portamento e nell’atteggiamento alla immagine impressa sul diritto della medaglia miracolosa della Concezione.
A tal vista io caddi in ginocchio là dov’ero. Più volte tentai con sforzo di alzare gli occhi verso la Vergine, ma la riverenza e lo splendore me li fece presto abbassare: ciò però non impediva ch’io avessi evidenza di quella apparizione.
Potei a stento fissare lo sguardo nelle mani di Maria, e vidi in esse l’espressione del perdono e della misericordia.
Alla presenza della Santissima Vergine, sebbene non mi dicesse parola, io compresi a fondo l’orrore dello stato in cui ero, la bellezza della religione cattolica, in una parola io capii tutto.»
Dopo pochi giorni, fu battezzato e così come il fratello, con il quale si riconciliò, intraprese il cammino per diventare gesuita. Nel 1848 fu ordinato sacerdote e dopo qualche anno, insieme a Teodoro, si dedicò alla Congregazione di Notre Dame de Sion, che aveva lo scopo di convertire gli ebrei al cattolicesimo. Dopo aver lasciato i gesuiti, nel 1856 si recò in Terra Santa dove fondò il convento Ecce homo, con annessa scuola e orfanotrofio femminile.