9 Marzo 2023
Giovedì della II Settimana di Quaresima – 9 Marzo 2023
Liturgia della Parola (Ger 17, 5-10; Sal 1)
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 16, 19-31)
In quel tempo, Gesù disse ai farisei:
«C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe.
Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”.
Ma Abramo rispose: “Figlio, ricordati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”.
E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”».
Riflettiamo insieme
Tanto sfarzo, tanta chiusura. È la storia del ricco del vangelo e di ogni persona che rapito dalla ricchezza si chiude su se stesso e viene scaraventato nella menzogna. Lo sfarzo della ricchezza, infatti, fa credere di essere pieni, ma in realtà rende vuoti fino all’orlo.
Luca ci racconta che fuori la porta di questo uomo ricco c’era un povero disgraziato: Lazzaro. Ed è qui che scopriamo un paradosso, la salvezza del ricco era fuori la porta, bastava aprirla e aiutare il povero. Il guaio di questo uomo sta nel fatto che nello sfarzo non solo non vede Lazzaro, ma perde di vista se stesso, la sua umanità, tanto da diventare un anonimo.
Eppure in questa storia non prevale l’odio, ma l’indifferenza che è la conseguenza di un modo di vivere. Alla luce di ciò possiamo capire che non basta non fare del male a nessuno per sentirsi a posto, ma per vivere da risorti occorre che la nostra vita sia un bene per noi e per l’altro che ci è accanto. Apriamo dunque la porta, usciamo dal nostro egoismo.
Preghiamo insieme
Signore Gesù, donami la capacità di sfuggire alla tentazione dell’indifferenza, donami la capacità di aprire il mio cuore all’altro e di non chiuderlo per salvaguardare ricchezze che possono diventare amari veleni. Amen.